Stefano Bollani. Piano solo al Vittoriale degli Italiani
Sold out per la performance di Stefano Bollani inserita nel cartellone dell'Anfiteatro del Vittorile degli Italiani a Gardone Riviera. Una serata ricca di musica, divertimento, emozione, data anche dal caloroso pubblico che ha chiamato ripetutamente sul palco l'artista in sorta di bis che erano il programma stesso della serata. Bollani ha abituato più platee al suo essere pianista, dj, intrattenitore, musicista di un karaoke improvvisato (si fa per dire), divagazioni su musiche a richiesta del pubblico che danno l'idea di un ragazzo che vuole farsi amare e, allo stesso tempo, abbattere quelle barriere artista/pubblico che per alcuni pianisti sono l'anima stessa del loro lavoro. Bollani diventa simpatico, ma mai cala il rispetto per il suo essere alto interprete di musiche del Brasile, degli anni '40, di oggi, anche facendo il verso a Jovanotti oppure omaggiando il maestro Iannacci. E tutto sempre con un ritorno immediato al classico, alle note di conservatorio: ogni volta che divaga, si rimette agli spartiti dei maestri (non lontane le note di Gershwin) a sottolineare quanto conti la scuola, oltre all'estro personale che la fa diventare importante e strumento, non fine. Le righe entro le quali il vero artista musicista può trovare la sua strada, senza cancellare quella di coloro che l'hanno preceduto e senza renderla un cimelio da museo.
Bella quindi la serata sul panorama del lago di Garda, soprattutto quando le note jazz riempiono di immagini recenti e lontane, personali dell'artista e proprie di ognuno degli astanti, a ripercorrere tecniche già sentite e musiche nuove, in un programma che interessa e convince. Diventa evidente la sua lunga collaborazione con i musicisti più noti al mondo nel jazz, ma anche quella con i musicisti sperimentatori e di frontiera: spassoso quando fa il verso ai cantanti, e non sono state poche le facce stranite di chi non sapeva che cantasse anche! Sembra che il pianoforte diventi solo uno strumento qualsiasi e l'attimo dopo il tocco diventa leggero, il pianissimo evidente, l'amore per la musica un cult, ma anche non una zavorra che impedisce la trade union con il resto del mondo. Affiorano alla memoria i suoi molti premi, meritati in ogni parte del mondo, in culture diverse, con ritmi e gusti diversi: un grande artista che però, uscendo dal Vittoriale, sembrava amico di tutti coloro che lo avevano appena applaudito.
Alessia Biasiolo
Sold out per la performance di Stefano Bollani inserita nel cartellone dell'Anfiteatro del Vittorile degli Italiani a Gardone Riviera. Una serata ricca di musica, divertimento, emozione, data anche dal caloroso pubblico che ha chiamato ripetutamente sul palco l'artista in sorta di bis che erano il programma stesso della serata. Bollani ha abituato più platee al suo essere pianista, dj, intrattenitore, musicista di un karaoke improvvisato (si fa per dire), divagazioni su musiche a richiesta del pubblico che danno l'idea di un ragazzo che vuole farsi amare e, allo stesso tempo, abbattere quelle barriere artista/pubblico che per alcuni pianisti sono l'anima stessa del loro lavoro. Bollani diventa simpatico, ma mai cala il rispetto per il suo essere alto interprete di musiche del Brasile, degli anni '40, di oggi, anche facendo il verso a Jovanotti oppure omaggiando il maestro Iannacci. E tutto sempre con un ritorno immediato al classico, alle note di conservatorio: ogni volta che divaga, si rimette agli spartiti dei maestri (non lontane le note di Gershwin) a sottolineare quanto conti la scuola, oltre all'estro personale che la fa diventare importante e strumento, non fine. Le righe entro le quali il vero artista musicista può trovare la sua strada, senza cancellare quella di coloro che l'hanno preceduto e senza renderla un cimelio da museo.
Bella quindi la serata sul panorama del lago di Garda, soprattutto quando le note jazz riempiono di immagini recenti e lontane, personali dell'artista e proprie di ognuno degli astanti, a ripercorrere tecniche già sentite e musiche nuove, in un programma che interessa e convince. Diventa evidente la sua lunga collaborazione con i musicisti più noti al mondo nel jazz, ma anche quella con i musicisti sperimentatori e di frontiera: spassoso quando fa il verso ai cantanti, e non sono state poche le facce stranite di chi non sapeva che cantasse anche! Sembra che il pianoforte diventi solo uno strumento qualsiasi e l'attimo dopo il tocco diventa leggero, il pianissimo evidente, l'amore per la musica un cult, ma anche non una zavorra che impedisce la trade union con il resto del mondo. Affiorano alla memoria i suoi molti premi, meritati in ogni parte del mondo, in culture diverse, con ritmi e gusti diversi: un grande artista che però, uscendo dal Vittoriale, sembrava amico di tutti coloro che lo avevano appena applaudito.
Alessia Biasiolo