VINITALY 2013
Stamane è un giorno così così, parlo del clima atmosferico,
naturalmente. Sono le sette del mattino, il sole è debole, ma forse è meglio per
la giornata che si propone piuttosto lunga.
Prendiamo l'autostrada, io e la mia collega giornalista e
stranamente non c'è traffico.
Da Brescia a Verona traffico davvero limitato, ma ci troveremo
senz'altro in colonna all'uscita di
Verona-Nord.
Macché; anzi : la polizia fa scorrere le macchine in un modo
veloce e corretto.
Parcheggiamo nell'area dei giornalisti e non mi sembra
vero!!!
Il sole ha fIatto capolino, ma è sempre debole. BENE...Come
inizio non c'è male!!!
Andiamo a registrarci all'ufficio stampa di Vinitaly, è il
giorno dell’inaugurazione, per avere il pass e nell'attesa dell'apertura ci
prendiamo un caffè nel bar interno.
La mia collega chiede gentilmente alla barista se può servirle
il caffè in tazzine di ceramica, piuttosto che in quelle di plastica: questa
acconsente, ma è come se si fossero aperte le porte del
Paradiso.
Tutti volevano le
tazzine di ceramica, si rifiutavano di prendere il caffè o il cappuccino
in tazze di plastica.
Avendo creato un precedente e sentendo qualche imprecazione al
nostro indirizzo, siamo andati verso l'ingresso della Fiera.
Ore 9,00 si entra, prima visita la regione "LOMBARDIA", è un
dovere poiché conosciamo molte persone ed Aziende Agricole, Cantine ecc.
ecc.
Zona di LUGANA: quella striscia di terra tra Pozzolengo e Lugana
e tra Peschiera e Desenzano.
Pensate che nel Settecento il canonico Dionisi scriveva che
"quantunque ci siano possessioni ampie e spaziose, queste rendono una miseria
rispetto ad altri terreni di Riviera e... chi possiede terra in Lugana, crede di
essere un signore ma s'inganna".
Paludi ed acquitrini tratteggiavano evidentemente la linea
dell'orizzonte verso il lago, la medesima che oggi mostra alberghi e camping.
L'argilla che modella l'anima stessa dei terreni tra il lago e quei rilievi
morenici, veri e propri semicerchi collinari creatisi originariamente dalle
glaciazioni di tantissimi anni fa,
L'argilla dicevo, che d'estate tende a seccarsi, spaccando il
suolo, ed ai primi acquazzoni si scioglie creando vere e proprie piccole
paludi.
Questi terreni ricchi anche di calcare e sostanze minerali, ci
faceva notare sempre il canonico Dionisio, se non proprio perfetti per la gran
parte delle attività agricole, sono invece eccezionali per il Trebbiano di
Lugana o Turbiana, uva antica e di "casa"sul versante meridionale del
Garda.
"Il Turbiana fa parte della famiglia del Trebbiano solo
marginalmente poiché il vitigno presenta caratteristiche più spiccate dal lato
della sapidità e mineralità e il suo parente più prossimo non è l'Ugni Blanc, ma
il Petit Manseng, legato a sua volta con il Verdicchio ed il Trebbiano di
Soave".
La poliedricità di questa varietà nei risultati ecologici è
davvero sorprendente: dagli spumanti metodo classico e Charmat fino ai passiti,
passando ovviamente per tanti bianchi, freschi, immediati, oppure
"completi e "autorevoli" come amava definirli
Veronelli.
"BEVI IL TUO LUGANA GIOVANE E GODRAI DELLA SUA
FRESCHEZZA.
"BEVILO DI DUE O TRE ANNI E NE GODRAI LA
COMPLETEZZA.
"BEVILO DECENNE E SARAI STUPEFATTO DALLA COMPLETA
AUTOREVOLEZZA".
Con queste parole Luigi Veronelli sintetizzava uno dei più
grandi vini italiani, un calice capace di dissetare, appagare e
meravigliare.
La chiave d'interpretazione di questo vino è il tempo. Il
cardine della sua conoscenza è il territorio.
Lo strumento della sua comprensione è l'uomo
che coltiva e fa vino nel versante meridionale del Benaco, antico nome di
origine celtico-romana del Lago di Garda.
Passiamo negli stand di qualche amico del sopracitato "LUGANA" e
più precisamente da FABIO CONTATO (CANTINE PROVENZA) e poi da LUCA FORMENTINI
(CASCINA CAPUZZA) un cordiale saluto e andiamo in
FRANCIACORTA.
Franciacorta: un nome
ed una tradizione, certamente non secolare come Champagne, ma comunque
negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante nella vitivinicoltura
italiana, specialmente in questa zona; e naturalmente grazie agli enologi,
cantinieri e quindi ai nostri "vignaioli".
La prova di quanto scrivo sta nel fatto che quest'anno, e non
solo, abbiamo superato la Francia (nostra proverbiale antagonista) nella
richiesta e vendita mondiale dei prodotti
vitivinicoli.
Un traguardo che ogni anno ci prefiggiamo tutti noi Italiani: e
grazie e soprattutto a Vinitaly lo possiamo
dimostrare.
Renato Hagman
Stamane è un giorno così così, parlo del clima atmosferico,
naturalmente. Sono le sette del mattino, il sole è debole, ma forse è meglio per
la giornata che si propone piuttosto lunga.
Prendiamo l'autostrada, io e la mia collega giornalista e
stranamente non c'è traffico.
Da Brescia a Verona traffico davvero limitato, ma ci troveremo
senz'altro in colonna all'uscita di
Verona-Nord.
Macché; anzi : la polizia fa scorrere le macchine in un modo
veloce e corretto.
Parcheggiamo nell'area dei giornalisti e non mi sembra
vero!!!
Il sole ha fIatto capolino, ma è sempre debole. BENE...Come
inizio non c'è male!!!
Andiamo a registrarci all'ufficio stampa di Vinitaly, è il
giorno dell’inaugurazione, per avere il pass e nell'attesa dell'apertura ci
prendiamo un caffè nel bar interno.
La mia collega chiede gentilmente alla barista se può servirle
il caffè in tazzine di ceramica, piuttosto che in quelle di plastica: questa
acconsente, ma è come se si fossero aperte le porte del
Paradiso.
Tutti volevano le
tazzine di ceramica, si rifiutavano di prendere il caffè o il cappuccino
in tazze di plastica.
Avendo creato un precedente e sentendo qualche imprecazione al
nostro indirizzo, siamo andati verso l'ingresso della Fiera.
Ore 9,00 si entra, prima visita la regione "LOMBARDIA", è un
dovere poiché conosciamo molte persone ed Aziende Agricole, Cantine ecc.
ecc.
Zona di LUGANA: quella striscia di terra tra Pozzolengo e Lugana
e tra Peschiera e Desenzano.
Pensate che nel Settecento il canonico Dionisi scriveva che
"quantunque ci siano possessioni ampie e spaziose, queste rendono una miseria
rispetto ad altri terreni di Riviera e... chi possiede terra in Lugana, crede di
essere un signore ma s'inganna".
Paludi ed acquitrini tratteggiavano evidentemente la linea
dell'orizzonte verso il lago, la medesima che oggi mostra alberghi e camping.
L'argilla che modella l'anima stessa dei terreni tra il lago e quei rilievi
morenici, veri e propri semicerchi collinari creatisi originariamente dalle
glaciazioni di tantissimi anni fa,
L'argilla dicevo, che d'estate tende a seccarsi, spaccando il
suolo, ed ai primi acquazzoni si scioglie creando vere e proprie piccole
paludi.
Questi terreni ricchi anche di calcare e sostanze minerali, ci
faceva notare sempre il canonico Dionisio, se non proprio perfetti per la gran
parte delle attività agricole, sono invece eccezionali per il Trebbiano di
Lugana o Turbiana, uva antica e di "casa"sul versante meridionale del
Garda.
"Il Turbiana fa parte della famiglia del Trebbiano solo
marginalmente poiché il vitigno presenta caratteristiche più spiccate dal lato
della sapidità e mineralità e il suo parente più prossimo non è l'Ugni Blanc, ma
il Petit Manseng, legato a sua volta con il Verdicchio ed il Trebbiano di
Soave".
La poliedricità di questa varietà nei risultati ecologici è
davvero sorprendente: dagli spumanti metodo classico e Charmat fino ai passiti,
passando ovviamente per tanti bianchi, freschi, immediati, oppure
"completi e "autorevoli" come amava definirli
Veronelli.
"BEVI IL TUO LUGANA GIOVANE E GODRAI DELLA SUA
FRESCHEZZA.
"BEVILO DI DUE O TRE ANNI E NE GODRAI LA
COMPLETEZZA.
"BEVILO DECENNE E SARAI STUPEFATTO DALLA COMPLETA
AUTOREVOLEZZA".
Con queste parole Luigi Veronelli sintetizzava uno dei più
grandi vini italiani, un calice capace di dissetare, appagare e
meravigliare.
La chiave d'interpretazione di questo vino è il tempo. Il
cardine della sua conoscenza è il territorio.
Lo strumento della sua comprensione è l'uomo
che coltiva e fa vino nel versante meridionale del Benaco, antico nome di
origine celtico-romana del Lago di Garda.
Passiamo negli stand di qualche amico del sopracitato "LUGANA" e
più precisamente da FABIO CONTATO (CANTINE PROVENZA) e poi da LUCA FORMENTINI
(CASCINA CAPUZZA) un cordiale saluto e andiamo in
FRANCIACORTA.
Franciacorta: un nome
ed una tradizione, certamente non secolare come Champagne, ma comunque
negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante nella vitivinicoltura
italiana, specialmente in questa zona; e naturalmente grazie agli enologi,
cantinieri e quindi ai nostri "vignaioli".
La prova di quanto scrivo sta nel fatto che quest'anno, e non
solo, abbiamo superato la Francia (nostra proverbiale antagonista) nella
richiesta e vendita mondiale dei prodotti
vitivinicoli.
Un traguardo che ogni anno ci prefiggiamo tutti noi Italiani: e
grazie e soprattutto a Vinitaly lo possiamo
dimostrare.
Renato Hagman